Si tratta di un musical molto particolare: soprattutto perché ha seguito un percorso molto diverso dagli altri.

In che senso?

Beh, prima di tutto perché non si è trattato di un musical teatrale trasformato in film, semmai il contrario. Anzi, di più: Andrew Lloyd Webber, l’ideatore del progetto, l’aveva pensato come un disco, una “opera rock”. Anche perché non aveva soldi per farne subito un film.

Realizzò quindi un album, utilizzando un’orchestra di ben 100 elementi e nientemeno che Ian Gillan dei Deep Purple nel ruolo di Gesù.

Con la complicità di Tim Rice, che scrisse i testi, il disco divenne un musical che però non finì subito nei teatri e infine, nel 1973, il regista Norman Jewison realizzò la trasposizione cinematografica che tutti conosciamo.

No, non infine: subito dopo, dato il successo incredibile del film, Jesus Christ divenne finalmente un musical di Broadway, praticamente senza variazioni.

Chiaramente è un film sui generis.

Non tutti lo capirono: la frangia cristiana più estremista lo rigetta tuttora, nonostante il protagonista Ted Neeley (Gesù-Jesus) assicuri che a Paolo VI piacque moltissimo, tanto da aver affermato che raccontare la figura di Gesù attraverso la musica avrebbe condotto a farla conoscere in tutti e 5 i continenti.

Una curiosità: Ted Neeley fu rovinato dapprima per interpretare Giuda, ruolo che poi andò a uno strepitoso Carl Anderson.

Attualmente, Neeley continua a interpretare Jesus nella produzione teatrale internazionale di Massimo Romeo Piparo.

Un amore lungo una vita!