Un film del 1988, che vede protagonista Sigourney Weaver, racconta la storia di una donna che ha consacrato la vita allo studio e alla tutela di un primate: il gorilla di montagna.

La donna si chiamava Dian Fossey.
Dopo aver lavorato negli Stati Uniti per qualche anno nella riabilitazione delle persone con disabilità, si autofinanzia un viaggio in Africa di un mese e mezzo e viene letteralmente folgorata.
In Tanzania conosce il paleontologo Louis Leakey, ed è proprio grazie a lui che, una volta tornata negli USA, viene richiamata in Africa per uno studio a lungo termine proprio sui gorilla: il suo grande sogno.

Inizia così la sua avventura: fonda il centro di ricerca Karisoke, nel cuore del Parco nazionale dei Vulcani in Ruanda, tra il Monte Karisimbi e il Monte Bisoke, da cui il nome.
Da lì in poi il suo lavoro la porta a conoscere sempre più da vicino questi grandi primati, e soprattutto ad amarli; ma quest’idillio dura poco, perché di lì a breve è costretta a confrontarsi con una realtà molto triste, quella del bracconaggio.

I bracconieri sono pericolosi non solo quando predano i gorilla, ma anche quando le prede sono altre: i primati, infatti, spesso cadono vittima delle trappole destinate ad altri, e muoiono ugualmente, spesso di infezione.
Il suo opporsi fermamente ai bracconieri, anche con metodi poco ortodossi, la porta a farsi molti nemici, e anche il suo carattere fumantino non aiuta la pacifica convivenza con gli indigeni, né con gli studenti occidentali la raggiungono e che via via si fanno sempre più numerosi.
Dian è un vero osso duro: le viene attribuito il merito di aver salvato i gorilla di montagna dall’estinzione, e la sua vita è molto avventurosa e ricca di imprevisti, ma lei li supera sempre tutti, mantenendo fede al suo grande amore per i gorilla.
Nel 1983 dà alle stampe la sua autobiografia “Gorilla nella nebbia“, solo due anni prima della sua morte, avvenuta nel 1985 per mano di ignoti; lei stessa nel libro asserisce di avere qualche sospetto che le autorità ruandesi non vedano di buon occhio la sua ferma opposizione a che il Parco Nazionale dei Virunga diventi un’attrazione turistica.
Verrà seppellita a Karisoke, a pochi passi dalla tomba del suo amico Digit, gorilla morto per mano dei bracconieri, a cui lei era legatissima e la cui foto, insieme a lei, aveva fatto il giro del mondo.
