Il 15 settembre 1971, esattamente 50 anni fa, nasceva “Greenpeace”. Beh, non proprio.

Quel giorno dodici volontari, che non avevano ancora adottato il nome “Greenpeace”, salpavano a bordo di un vecchio peschereccio, il Phyllis Cormack, alla volta di Amchitka da Vancouver.
L’isola di Amchitka era stata scelta dagli Stati Uniti per condurre una serie di test nucleari, e i dodici volontari speravano di riuscire a evitare l’ultimo, in quanto l’esplosione della bomba avrebbe avuto un impatto notevolmente dannoso per una zona in cui trovavano rifugio oltre 3000 lontre di mare; inoltre, anche altri animali avrebbero risentito negativamente del terremoto e del maremoto connessi alla detonazione.
L’imbarcazione venne poi intercettata dalla guardia costiera per irregolarità burocratiche e per condizioni meteo particolarmente avverse, a causa delle quali l’equipaggio decise infine di abbandonare, sfinito, l’impresa.
Il comitato “Non create l’onda“, trasformatosi durante il viaggio in “Greenpeace“, finì ugualmente sulle prime pagine dei giornali e l’eco mediatica fu potente. Durante il viaggio di ritorno i volontari incontrarono un gruppo di nativi americani Kwakiutl, che li riconobbe come possibile incarnazione di una profezia che recitava:
“Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell’arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra”.

Il test nucleare finì per essere ugualmente portato a termine, ma grazie al denaro raccolto dai numerosi sostenitori Greenpeace organizzò un’altra spedizione, sempre per impedire test nucleari, ma stavolta dei francesi, verso l’atollo Moruroa, nel Pacifico meridionale, dove riuscì a ritardare l’esperimento. L’anno successivo i francesi non persero tempo e abbordarono subito, ferendolo, il panfilo di Greenpeace Vega, a bordo del quale si trovavano diversi fotoreporter che documentarono il tutto e le cui foto fecero il giro del mondo.
Negli anni successivi Greenpeace ha combattuto e vinto molte altre battaglie, dalla campagna balene a quella per il salvataggio delle foche, fino a quella contro i rifiuti tossici, il surriscaldamento globale e gli OGM.
Tuttora rimane un’organizzazione non governativa con azione diretta ma non violenta, per la difesa pacifica dell’ambiente e finanziata da contributi individuali, senza accettare contributi da partiti politici o grandi aziende.