di Beatrice Silenzi

50 milioni di fumetti venduti e cartoni animati trasmessi in oltre 100 paesi.

Il business dei Puffi – i celebri ometti blu ideati nel 1958 dal fumettista belga Peyo, alias Pierre Culliford – non riguarda soltanto tre film ad essi dedicati e quattro parchi a tema realizzati (dalla Russia al Bahrein) ma anche un merchandising incredibile.

I criteri che determinano le quotazioni sono la rarità e lo stato di conservazione del prodotto ed i mercati di riferimento sono i più disparati: studenti, imprenditori, politici.

La Rete è il luogo virtuale dove si svolgono le maggiori transazioni, perché fiere e mercatini non offrono più nulla di interessante agli appassionati.

I Puffi sono un autentico fenomeno pop che genera fatturato per milioni di euro e di un mercato, quello del collezionismo, che porta le statuine di Grande Puffo, Puffetta o Gargamella a raggiungere quotazioni folli.

Ma “I Puffi” (The Smurfs) è anche una serie televisiva animata, prodotta dalla leggendaria casa di produzione Hanna-Barbera negli States, il cui debutto avviene il 12 settembre 1981 e con ben 421 episodi suddivisi in nove stagioni, continua il suo percorso in Tv fino alla fine del 1989.

Il pubblico dei piccoli ama “I Puffi”, per quel mondo incantato e le dolci avventure delle piccole creature blu.
Un mondo di valori, di buoni sentimenti, di amicizia ed affettività, in cui i buoni hanno sempre la meglio sui cattivi, trasmesso dapprima da reti locali ed in seguito da Mediaset.

I Puffi di Peyo sono cento, ma nel cartone animato se ne aggiungono altri cinque: Grande Puffo, Puffetta, Baby Puffo, Nonno Puffo e Nonna Puffa.