di Beatrice Silenzi

Edoardo Bennato è tra i cantautori più eclettici della musica di casa nostra, l’artista che, probabilmente, più di altri, in Italia, è riuscito a traghettare il cantautorato dei primi anni ’70, verso il rock.

Le sue canzoni sono originali, non sono solo canzonette!
Bennato si distingue per il suo modo di comporre, proponendo un’eterogeneità di influenze e stili, pressoché unica, manifestando insofferenza alle restrizioni formali, cose che lo rendono il capostipite di un gruppo di irregolari della canzone.

Napoletano di Bagnoli, Edoardo Bennato – Edo per i fan – si rapporta presto con la musica. Con i fratelli Giorgio ed Eugenio (oggi rispettivamente produttore musicale l’uno e cantautore e fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare l’altro) fa esperienza di palco con il “Trio Bennato”. 

Dopo anni di traversie e di gavetta, i primi segnali di successo arrivano negli anni ’70.

“Non farti cadere le braccia” è l’album di esordio, nel 1973, mentre l’anno seguente, esce “I buoni e i cattivi” e lui viene definito dal giornalista Manuel Insolera, in “Ciao 2001” del 1974 come “il primo musicista italiano autenticamente e genuinamente punk” (anche se, in realtà, la definizione è utilizzata dalla critica per definire i gruppi garage o della scena di Detroit).

Nel disco, le percussioni sono suonate da Tony Esposito che, successivamente collaborerà con Bennato.

Ma “Sono solo canzonette” è l’album del botto.

Esce a soli 15 giorni di distanza da “Uffà uffà” e, degli otto brani proposti, tre sono ancora oggi gettonatissimi evergreen.

La ballata “L’isola che non c’è”, il “Rock di Capitan Uncino” con il suo attacco ai “cattivi maestri” degli anni di piombo e la title track “Sono solo canzonette” sono brani che chiunque ha ascoltato almeno una volta nella vita, grazie al ritmo che ricorda canzoni retrò e refrain canticchiati che conoscono anche i sassi.

“Sono solo canzonette” è un concept album incentrato su un nuovo racconto, la storia di Peter Pan che si muove sulla scia di quel Burattino senza fili, in cui Bennato si identificava in precedenza.

L’accostamento di Edo con la figura del ragazzo che non vuole crescere e che si pone, da ribelle, contro una società eccessivamente rigida, sa un po’ troppo di marketing, eppure l’album è piacevole, anche con “Rockodrillo” e “Tutti insieme lo denunciam” (con l’esperimento di lirica).

Un album che segna l’apice del successo di Bennato, reso ancora più evidente dall’incredibile affluenza di pubblico negli stadi di Napoli, Torino e, per la prima volta, di Milano.

Una frenetica attività live che lo accompagnerà anche negli anni successivi, interrotta solo dalla produzione di nuovi album, in cui Edo continua a sperimentare sonorità e accostamenti sempre diversi, regalando al suo pubblico canzoni belle, ancora da cantare.