di Beatrice Silenzi

Nel 1994, il regista Quentin Tarantino scuoteva l’industria cinematografica e il pubblico di tutto il mondo con l’uscita di “Pulp Fiction”, film innovativo, audace che ridefiniva il concetto di racconto cinematografico, portando sullo schermo storie violente e altamente coinvolgenti.

La trama – non lineare – si sviluppa attraverso una serie di episodi interconnessi, seguendo le vicende di un gruppo eterogeneo di personaggi, tra cui Vincent Vega (John Travolta), Jules Winnfield (Samuel L. Jackson), Mia Wallace (Uma Thurman) e Butch Coolidge (Bruce Willis).

Tarantino si dimostra abile. Geniale, lo definisce la critica.

La sua maestria nella scrittura dei dialoghi, con battute taglienti e dialoghi esilaranti, entrati nel linguaggio cinematografico, si uniscono alla sua capacità di mescolare elementi del crime, dell’azione e dell’umorismo nero.

Il cast è ottimo, mentre la regia sfida le convenzioni, mescola scene fuori sequenza, manipolando il tempo narrativo per creare tensione e sorpresa.

Il linguaggio scurrile piace molto a Tarantino e nel film la parola f**k compare ben 265 volte.

Inizialmente la Thurman rifiutò la parte di Mia, atnto che Tarantino l’avrebbe sostituita con Jennifer Aniston, se non l’avesse convinta con un’ultima telefonata.

La Chevrolet Chvelle Malibù del 1964 guidata da Travolta era dello stesso Tarantino e, finioto il film gli fu rubata e per vent’anni non se ne seppe nulla.

La colonna sonora ha contribuito al successo internazionale della pellicola, perché “Pulp Fiction” ha letteralmente sbancato il botteghino, incassando duecento milioni di dollari a fronte degli otto spesi per realizzarlo.

Enorme il successo di critica e pubblico, con la vittoria della Palma d’Oro al Festival di Cannes e sette nomination agli Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia.