di Beatrice Silenzi

Il ragionier Ugo Fantozzi.

Il primo film è del 1975. Anno della nascita di uno dei personaggi più amati e particolari del cinema.

Interpretato dal talentuoso Paolo Villaggio, diretto da Luciano Salce, “Fantozzi” è il primo capitolo di una lunga serie di film che hanno letteralmente conquistato il cuore del pubblico, per anni, diventando un vero e proprio emblema della cultura “pop” italiana.

La trama del film ruota attorno alla vita di un semplice impiegato perennemente inseguito dalla sfortuna, costretto ad affrontare una serie interminabile di situazioni comiche e umilianti, mentre cerca disperatamente di sopravvivere la sua triste monotonia lavorativa in una grande azienda.

Le sue disavventure – esagerate e surreali – riflettono in modo satirico, ironico e più spesso cinico, la condizione dell’italiano medio di quel periodo. 

Paolo Villaggio – creatore del personaggio e scrittore di molti libri sulle sue assurde storie – dà vita a un anti-eroe tragicomico e irresistibile.

Un’interpretazione caratterizzata da un mix di ingenuità, frustrazione e umorismo demenziale, che conquista un pubblico trasversale fin dal primo istante, diventando riferimento per tutti coloro che si sentono frustrati, delusi e sfortunati.

Non per nulla “fantozziano” è un aggettivo presente nel vocabolario, riconducibile proprio alla condizione dell’impiegato medio, sottomesso e sfortunato.

La regia di Salce contribuisce a creare l’atmosfera grottesca in cui si muove il protagonista, con gag e dialoghi esilaranti, in cui il ridicolo e l’assurdo si intrecciano continuamente. 

Il mondo dissacrante di Fantozzi diventa simbolo dell’italianità, regalando una satira tagliente della burocrazia, delle convenzioni sociali e delle disuguaglianze del tempo.

La popolarità di “Fantozzi” è cresciuta nel corso degli anni, dando vita a una saga che è giunta fino al nuovo millennio, riscuotendo continui successi grazie alla sua capacità di adattarsi ai cambiamenti della società italiana.