di Beatrice Silenzi

Un film che ha saputo mettere in discussione l’immagine stereotipata della famiglia borghese americana, svelando oscurità e insoddisfazioni, nascoste dietro una facciata apparentemente perfetta.

Questo è “American Beauty”, diretto da Sam Mendes, uscito nel 1999.

Lester Burnham, (Kevin Spacey) è un uomo di mezza età che vive una vita ordinaria e priva di significato.
La sua quotidianità è segnata dalla monotonia di un lavoro non appagante, dalla frustrazione di un matrimonio abitudinario e dalla mancanza di una reale connessione con sua figlia adolescente (interpretata da Thora Birch).

Tutto cambia quando Lester si imbatte in Angela (Mena Suvari), amica di sua figlia, giovane e attraente che lo scuote profondamente, risvegliando in lui un desiderio di cambiamento verso quella sua esistenza grigia e priva di passione.

Attraverso una narrazione ricca di simbolismi e una messa in scena impeccabile, la pellicola mostra impietosamente l’altra faccia dell’America borghese, con tutto il suo bagaglio di insicurezze e contraddizioni.

In modo audace e provocatorio il film esplora l’alienazione, l’insoddisfazione personale, la ricerca della felicità, in cui il protagonista  diventa il simbolo della rivolta contro una società superficiale e materialistica.

La performance di Kevin Spacey nel ruolo di Lester è eccezionale, tanto da riconoscergli per la seconda volta nella sua carriera, l’ambito Oscar.

Ed il film di statuette ne guadagna ben cinque a testimonianza di un lavoro straordinario.