Playmen – fondata nel 1967 da Adelina Tattilo – è stata una rivista erotica “patinata” italiana per adulti, per la quale hanno lavorato fotografi come Roberto Rocchi, Franco Marocco e Paolo Tallarigo.
La rivista, che pubblicava mensilmente fotografie di nudo erotico femminile, articoli su moda, sport e personaggi pubblici, nella versione italiana, raggiunse e per certi versi superò, la fama di Playboy, sopravvivendo fino al 2001.
Le foto softcore ponevano la rivista in contrasto con le tante riviste hardcore, richiamando un erotismo “di classe” , oseremmo dire “educato”, di cui era portabandiera la rivista di Hugh Hefner.
Contestualmente alla battaglia condotta contro la censura, Playmen raggiunse la ragguardevole cifra di 450 mila copie in meno di quattro anni dalla sua prima uscita.
Imitando Playboy all’inizio, Playmen prese successivamente uno stile tutto suo, seguendo il gusto europeo, anziché americano.
In un’intervista al Time nel 1971, Adelina Tattilo disse: “Gli Stati Uniti sono un matriarcato. Penso che sia questa la ragione per cui gli uomini americani preferiscono le donne con seni esagerati, voluminosi, vere calde bambinaie con un rassicurante aspetto materno”.
Le donne di Playmen erano invece più magre e mature rispetto a quelle di Hefner.
Nei primi anni di pubblicazione, ogni mese, la magistratura, in diverse città, ordinava un ritiro di massa della rivista, cosa che contribuiva a renderla ancora più ricercata ed acquistata dai collezionisti nelle prime ore dall’apparizione in edicola.
Sono apparse sulla copertina, tra le altre: Pamela Villoresi, Patty Pravo, Brigitte Bardot, Ornella Muti, Amanda Lear, Maria Giovanna Elmi.
Nel 1969, Playmen ottenne uno scoop internazionale, pubblicando le foto di Jacqueline Kennedy, allora moglie di Aristotele Onassis, mentre, nuda, si abbronzava ai bordi della piscina nella loro villa nell’isola di Skorpios.
Negli anni novanta la rivista accusò un grave colpo, a causa della massiccia esplosione del mercato delle videocassette porno, prima, e della sempre più facile diffusione di materiale audiovisivo erotico (e gratuito), poi.
Playmen entrò definitivamente in crisi, fino alla chiusura nel 2001.