di Beatrice Silenzi

Era il 6 dicembre 1998 quando la Rai iniziava a trasmettere “Un medico in famiglia” fiction settimanale dipanata in dieci stagioni, tra le più longeve della storia della Tv italiana.
Un mix di commedia e dramma, uno sguardo nella vita della famiglia del dottor Lele Martini, medico di base, impegnato nel suo lavoro e nella gestione delle dinamiche quotidiane.

Una fiction che parla di relazioni affettive, di valori familiari, di quel calore che solo una famiglia può offrire, che forse oggi abbiamo, tuttavia, un po’ accantonato. Una fiction, insomma, che rispecchia l’Italia e il nostro modo di essere, grazie ad una rappresentazione realistica ed autentica della realtà.

Al centro della trama c’è proprio la famiglia, composta da Lele (Giulio Scarpati) vedovo e dai suoi tre figli, dal padre di lui, il celeberrimo “nonno Libero” (Lino Banfi) e da altri personaggi – familiari ed amici – che popolano la loro vita.

Ogni episodio è a tratti divertente, a tratti commovente e rappresenta i complessi meccanismi che si vivono nelle famiglie nostrane, i conflitti generazionali e le sfide che tutti affrontano ogni giorno.
Poi ci sono gli intrecci sentimentali: le relazioni amorose, i corteggiamenti e i turbamenti, cose che fanno parte del tessuto narrativo della serie, con situazioni romantiche spesso esilaranti.

Simpatiche anche le dinamiche tra Lele e le donne che gli gravitano intorno, come la collaboratrice domestica Cettina (Lunetta Savino) o le sue pazienti, fino alla cognata Alice (Claudia Pandolfi) che sposerà.

“Un medico in famiglia” è dunque un equilibrio perfetto di situazioni esilaranti integrate con temi importanti, come la malattia, la perdita, la crescita personale e le difficoltà della vita ed ogni personaggio contribuisce allo sviluppo della trama, creando una connessione speciale con gli spettatori.