di Beatrice Silenzi

1979, Ridley Scott dirige un film inquietante che parla di horror e fantascienza: il titolo è “Alien”.

Terrore e spazio sconfinato. 
L’astronave Nostromo viene trasformata in un incubo claustrofobico in cui gli spettatori sono prede dell’orrore. Scenografie oscure, creature spaventose e una protagonista che è diventa un’icona della cinematografia.

La pellicola ridefinisce gli standard del genere, rompe le aspettative di un’avventura interstellare affascinante e meravigliosa. Il viaggio nello spazio è una routine noiosa, dove l’equipaggio dell’astronave si lamenta dell’ibernazione anticipata e questa prospettiva realistica e pragmatica stabilisce un’atmosfera autentica, rendendo il confronto con l’orribile creature aliena ancora più sconvolgente.

Il punto di svolta del film arriva quando l’equipaggio scopre un parassita alieno a bordo e quello che parte come una minaccia invisibile si trasforma in un incubo vero e proprio, quando l’alieno – sviluppatosi nel corpo di uno dei membri dell’equipaggio – emerge spettacolarmente dal petto dell’ospite.

La creatura – ideata dal genio artistico di H.R. Giger – è un mix inquietante di ossa, muco e simbolismo sessuale. Certamente tra le più spaventose nella storia del cinema.

Il film sfrutta la lotta darwiniana per la sopravvivenza come fulcro della trama, mentre l’alieno uccide meticolosamente uno dopo l’altro i mermbri dell’equipaggio e, nel caos e nella disperazione, emerge il personaggio di Ellen Ripley (Sigourney Weaver).

Ripley, da minacciata, si trasforma in un’eroina, dotata di forza e coraggio, dimostrando che la sopravvivenza è una battaglia che va oltre i confini della razza umana, in un’atmosfera claustrofobica.

“Alien” ha aperto la strada a una saga di successo che ha consolidato il personaggio di Ripley come una delle più grandi guerriere della fantascienza e rimane una pietra miliare nella filmografia di Ridley Scott.