di Beatrice Silenzi

 

Il bucket hat (meglio conosciuto in Italia come Cappello a Secchiello) anni ’90 è tornato già da qualche anno: dalle passerelle alle riviste , ai nostri armadi.
È stato un attimo rilanciare questa tendenza e la sua permanenza è un dato. 
Eppure, la scelta di indossare o meno un cappello come questo è difficile.

Posto che ad oggi, lo indossano in tanti, a qualsiasi latitudine e di ogni età, il bucket hat non sta bene a tutti!
Tanto è vero che negli anni ’90 era una delle tendenze più divisive della moda: alcuni lo adoravano e lo indossavano con orgoglio, altri preferivano evitarlo accuratamente.

Negli anni ’90 era un must per i rapper come Tupac Shakur e LL Cool J che lo indossavano regolarmente, contribuendo a renderlo parte integrante della cultura hip-hop e streetwear dell’epoca.

Il cappello si chiama a secchiello perché è caratterizzato da una forma a cupola e da una tesa larga, rigida o morbida, realizzato in cotone o denim, garantisce una protezione versatile contro il sole e la pioggia.

Da quando è riapparso in passerella nella sfilata Autunno/Inverno 2018 di Lacoste a Parigi, la sua rinascita è stata inarrestabile e – come sa bene la nostra società dei consumi – è diventato accessorio da comprare e la gente, si sa, indossa anche ciò che non le dona, proprio perché è la moda che lo impone.

Da alcuni anni, designer di tutto il mondo lo reinventano continuamente.
Molte le varietà di materiali e stili, che aprono le porte a una maggiore versatilità e adattabilità della tendenza: fiori, disegni geometrici, a tinta unita o di pelliccia ecologica.

Oltre alle versioni tradizionali realizzate in cotone o denim, il cappello a secchiello può essere elegante, realizzato in seta, o in velluto, versioni più sofisticate che consentono di indossare un bucket hat anche in occasioni più formali, aggiungendo un tocco di originalità e stile all’outfit.