di Beatrice Silenzi

La televisione americana degli anni 80 è stata terreno fertile per sperimentazioni narrative che oggi sembrano quasi impensabili.
Tra soap opera, sit-com familiari e polizieschi, fece capolino un prodotto singolare, capace di mescolare fiaba, noir, melodramma e fantasy urbano: Beauty and the Beast (La Bella e la Bestia), andato in onda sulla CBS dal 1987 al 1990.
Lontano dalle versioni animate o musicali a cui il titolo rimanda, questo telefilm creò un piccolo culto televisivo.

La serie si ispira liberamente alla fiaba tradizionale, ma la riadatta al contesto contemporaneo.
Catherine Chandler (Linda Hamilton, già celebre per *Terminator*) è un’avvocatessa newyorkese che, dopo essere stata aggredita e quasi uccisa, viene salvata da una misteriosa creatura che vive nei sotterranei della città: Vincent (Ron Perlman), un essere dalla fisionomia leonina ma dall’animo gentile e poetico.

Tra i due nasce un legame profondo, fatto di attrazione, fiducia e incomunicabilità. Catherine vive nel mondo di sopra, con le sue regole spietate e la sua quotidianità, Vincent appartiene al “mondo sotterraneo”, una comunità nascosta che accoglie emarginati e persone che non trovano posto nella società.
È un amore intenso ma impossibile, continuamente minacciato dalle differenze tra i loro mondi.

Ciò che rese La Bella e la Bestia unico fu l’estetica: le scenografie dei tunnel sotterranei, con candele tremolanti, architetture gotiche e biblioteche immense, creavano un’atmosfera sospesa tra medioevo e metropoli moderna.

Il look di Vincent, curato dal celebre truccatore Rick Baker, rimane emblematico. Il volto leonino, lunghi capelli biondi, voce profonda e magnetica. Nonostante l’aspetto, Vincent era caratterizzato da una sensibilità straordinaria: leggeva Shakespeare, citava poeti romantici, rifletteva sulla natura umana.

A differenza delle versioni più note della fiaba, questa serie non puntava solo al pubblico giovane. La Bella e la Bestia parlava di desiderio, diversità, paura del diverso, solitudine e ricerca di un amore che superi le barriere.

La prima stagione ottenne un buon successo, grazie anche alla chimica tra Linda Hamilton e Ron Perlman.
La critica lodò l’originalità della serie, che si distingueva per qualità visiva e scrittura.
Non mancavano i fan club e le comunità di appassionati, attratti da quell’atmosfera romantico-gotica che non aveva paragoni nella TV dell’epoca.

La seconda stagione mantenne alta la tensione, ma nella terza la trama subì un brusco cambiamento: Linda Hamilton lasciò la serie (era incinta nella realtà) e il suo personaggio, Catherine, morì tragicamente.
Senza di lei, il telefilm perse gran parte del suo fascino e fu cancellato nel 1990, dopo 56 episodi.

Vincent stesso incarnava il dilemma della diversità: mostruoso agli occhi del mondo, ma in realtà depositario di una profonda umanità.
Catherine, invece, rappresentava il ponte tra i due mondi: donna forte e indipendente, capace di riconoscere la bellezza dietro l’apparenza.

La serie del 1987 ebbe anche un reboot nel 2012, trasmesso dalla CW, ma l’atmosfera originale, fatta di poesia e malinconia, restò ineguagliata.